10 febbraio - Giornata del Ricordo
Giorno del ricordo – 10 febbraio
Dal 2004 lo Stato italiano riconosce la data del 10 febbraio come Giorno del Ricordo dedicato alla memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
In questo giorno vengono promosse iniziative per diffondere la conoscenza degli eventi che si verificarono al confine orientale italiano fra il 1943 e il 1945 e nello stesso tempo è favorita l’organizzazione di giornate di studio e di dibattiti dedicati agli stessi fatti.
Che cosa accadde precisamente nelle regioni dell’Istria e della Dalmazia?
Queste zone, fino al 1918 appartenenti all’Impero Austro-Ungarico, erano popolate da italiani, sloveni e croati distribuiti in modo non omogeneo. Con l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta a seguito della Prima guerra mondiale, ebbe inizio una politica di discriminazione nei confronti di sloveni e croati con lo scopo di cancellarne lingua e cultura. Questo atteggiamento dello Stato italiano si inasprì durante il fascismo; nel 1943, quando l’esercito italiano si dissolse in seguito all’armistizio dell’8 settembre, nella regione si verificò un vuoto di potere di cui approfittò il movimento di resistenza al nazifascismo, di ispirazione comunista, che nel frattempo si era formato. I partigiani jugoslavi fucilarono centinaia di italiani ritenuti complici o responsabili dei crimini fascisti e ne gettarono molti, talvolta ancora vivi, nelle Foibe, profonde cavità naturali tipiche dell’area istriana e dalmata. Una seconda e più grave ondata di violenze, con un bilancio di alcune migliaia di vittime, si ebbe nel maggio-giugno 1945 quando gli jugoslavi, venuta meno la presenza di forze tedesche, a seguito della loro sconfitta alla fine della Seconda guerra mondiale, occuparono Trieste nell’intento di assicurarsene il possesso. Oltre che una vendetta per i soprusi e i crimini subiti ad opera del regime fascista, le violenze perpetrate erano il tentativo pianificato di eliminare la classe dirigente italiana della regione del confine orientale e così preparare il terreno per l’annessione di quei territori allo stato jugoslavo.
La data scelta per la ricorrenza non ha diretti riferimenti agli eccidi delle Foibe; il 10 febbraio 1947 venne firmato il trattato di pace fra l’Italia e gli Alleati, nel quale era accolta gran parte delle richieste territoriali della Jugoslavia. La cessione dell’Istria e della Dalmazia causò un flusso di profughi verso l’Italia, sradicando da quelle regioni la comunità italiana e le sue tradizioni culturali.
Si invitano docenti e studenti ad approfondire le tematiche connesse alla ricorrenza anche attraverso i materiali, gentilmente predisposti dalle professoresse Ferrari e Francescato.
L’ESODO DA PIEMONTE D’ISTRIA – “NO SE PODEVA STAR”, a cura dell’Associazione delle comunità istriane
Poesia dedicata alle stragi nelle foibe e all’esodo degli istriani, di Ermanno Eandi
Urlavano Italia,
e caddero.
Bruciavano di dolore,
e caddero.
Indifesi e soli,
svanirono in infernali voragini.
Eco di silenzioso dolore
gettato in un baratro di follia
che profuma di morte.
La polvere mi parla di loro,
sussurri di mille voci
singhiozzi, silenzi, troppi silenzi.
Sofferenza in terre d’amore,
sfumature d’Istria, onde di Trieste
profumi di Zara e colori di Dalmazia.
Chi scampò lasciò tutto,
una lunghissima carovana
di lacrime dure partì,
verso la loro terra, la loro Nazione.
Tornarono nella loro patria,
esuli con la morte negli occhi
e la speranza nell’anima,
spogli di tutto tranne che la dignità
pronti a rinascere nuovamente,
con l’orgoglio di aver combattuto,
vivendo con l’Italia nel cuore.
ESULI, di Lina Galli
A bordo della nave, staccati da Pola
pensavano con ansia alle città
che li aspettavano.
Strappati alla loro terra
che sfilava con le coste bellissime
verso un domani ignoto.
E a Venezia una turba li accoglie
con grida ostili e rifiuta loro il cibo;
e a Bologna il treno non può fermarsi,
causa la folla nemica.
I bambini guardano intorno smarriti.
I genitori non hanno più niente da dare a loro.
II domani è un incubo.
Non li sentono fratelli gli Italiani,
una gente da rigettare, esuli.
Essi guardano tutto in silenzio
con gli occhi dilatati
dove le lagrime stanno ferme.
Il dolore di avere
tutto perduto
si accresce di questo nuovo dolore
Ultima revisione il 09-02-2024