25 novembre 2024 - giornata contro la violenza sulle donne
Si invita alla consultazione o lettura del libro di Letizia Lambertini, 7 giorni, edizioni Settenove, che esalta esempi positivi di forza femminile e ricorda che le donne non sono (solo) vittime della violenza subita, ma sono «protagoniste di un possibile nuovo mondo».
Di seguito si propongono due diverse opere d’arte che aprono alla riflessione sulle tematiche proposte.
Apollo e Dafne - Gian Lorenzo Bernini, 1622-1625
Marmo di Carrara, Altezza 243 cm
Galleria Borghese, Roma
La scena rappresentata nel dipinto ha come fonte letteraria un passo del poeta latino Ovidio. Questi, nelle Metamorfosi, nel libro I, ai versi 452-567, racconta il mito di Apollo e Dafne. Secondo il poeta, Cupido, dio dell’amore, aveva due frecce dal potere opposto: una scacciava l’amore, l’altra lo accendeva. Cupido con la prima colpisce Dafne, figlia del fiume Peneo; con la seconda trafigge il dio Apollo. Leggiamo come continua il racconto nelle parole del poeta Ovidio (Metamorfosi, I, 490-503, 540-556).
E Apollo l'ama; ha visto Dafne e vuole unirsi a lei,
e in ciò che vuole spera, ma i suoi presagi l'ingannano.
Come, mietute le spighe, bruciano in un soffio le stoppie,
come s'incendiano le siepi se per ventura un viandante
accosta troppo una torcia o la getta quando si fa luce,
così il dio prende fuoco, così in tutto il petto
divampa, e con la speranza nutre un impossibile amore.
Contempla i capelli che le scendono scomposti sul collo,
pensa: 'Se poi li pettinasse?'; guarda gli occhi che sfavillano
come stelle; guarda le labbra e mai si stanca
di guardarle; decanta le dita, le mani,
le braccia e la loro pelle in gran parte nuda;
e ciò che è nascosto, l'immagina migliore. Ma lei fugge
più rapida d'un alito di vento e non s'arresta al suo richiamo:
[…]
Ma lui che l'insegue, con le ali d'amore in aiuto,
corre di più, non dà tregua e incombe alle spalle
della fuggitiva, ansimandole sul collo fra i capelli al vento.
Senza più forze, vinta dalla fatica di quella corsa
allo spasimo, si rivolge alle correnti del Peneo e:
«Aiutami, padre», dice. «Se voi fiumi avete qualche potere,
dissolvi, mutandole, queste mie fattezze per cui troppo piacqui».
Ancora prega, che un torpore profondo pervade le sue membra,
il petto morbido si fascia di fibre sottili,
i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami;
i piedi, così veloci un tempo, s'inchiodano in pigre radici,
il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva.
Anche così Apollo l'ama e, poggiata la mano sul tronco,
sente ancora trepidare il petto sotto quella nuova corteccia
e, stringendo fra le braccia i suoi rami come un corpo,
ne bacia il legno, ma quello ai suoi baci ancora si sottrae.
Unos cuantos piquetitos (Solo qualche piccola punzecchiatura), Frida Kahlo, 1935
Olio su metallo, 38 x 48 cm
Museo Dolores Olmedo, Città del Messico
La scena rappresentata nel dipinto prende spunto da un fatto di cronaca nera: un ubriaco aveva gettato la sua donna sul letto e l’aveva pugnalata venti volte; davanti al giudice si era difeso dicendo: «Ma le ho dato solo qualche piccola punzecchiatura!». Oltre a riferirsi a un fatto ben preciso, il dipinto può essere contestualizzato nella cultura di provenienza dell’artista, quella messicana, in cui il tema della violenza contro le donne che respingono un uomo, gli disobbediscono o lo tradiscono era piuttosto comune, anche nelle canzoni.
Frida Kahlo, tra le sue carte, conservava in particolare questa ballata:
L’anno del millenovecento
presente ce l'ho
in un quartiere di Saltillo
Rosita Alvírez morì.
Sua madre le diceva:
-Rosa, non uscire stasera
-Mamma, non è colpa mia
se mi piace ballare.
Hipólito arrivò al ballo
e verso Rosa si diresse
siccome era la più bella
Rosita lo snobbò.
-Rosita non mi snobbare
la gente lo noterà
-Beh, che dicano quello che vogliono
con te non ballerò.
Mise la mano sulla cintola
e una pistola fuori tirò
e alla povera Rosita
solo tre colpi sparò.
Rosita disse a Irene:
-Non dimenticarti del mio nome
quando vai ai balli
non disprezzare gli uomini.
La notte in cui la uccisero
Rosita è stata fortunata:
di tre colpi che le hanno dato
solo uno era mortale.
Rosita è già in cielo
dando conto al Creatore
Hipólito è in prigione
dando la sua deposizione.
Di seguito allegato il materiale in PDF e il comunicato
Ultima revisione il 16-11-2024